martedì 3 gennaio 2012

Sodium Lauryl Sulfate

SLS: leggenda metropolitana o pericolo sottovalutato?di Marcello Pamio
La stampa lo ha bollato come una bufala megagalattica, la stragrande maggioranza dei siti internet che ne parlano lo definiscono una leggenda metropolitana, per non parlare dei centri di ricerca di tutto il mondo che unanimemente concordano nella totale mancanza di evidenze scientifiche che ne dimostrino la sua cancerosità: stiamo parlando del Sodium Lauryl Sulfate, popolarmente conosciuto come SLS.   
Nonostante tutte le smentite ufficiali il numero delle persone che lente alla mano controllano gli ingredienti dei saponi, uno per uno, con la debole speranza nel cuore di non trovare scritto SLS, fa veramente impressione. 
Una ricerca disperata e minuziosa che non ha nulla da invidiare ai monaci certosini sia perché quasi ogni detergente in commercio lo elenca tra gli additivi, ma soprattutto per via dei nomi  e/o sinonimi [1] (oltre centocinquanta) usati dalle industrie chimiche che vanno dall’esotico al latino: Duponol; Dodecyl Sodium Sulfate; Monodecyl Ester, Sodium Salt, ecc. 
Osservazioni, queste, non nuove al pubblico di Nexus che ha avuto già modo di informarsi sulle problematiche legate a prodotti tossici e/o sostanze pericolose per l’ambiente e per l’uomo, tra i quali proprio il «caso SLS» trattato l’anno scorso sul numero 30. 
Un lettore attento potrebbe a questo punto domandarsi il perché riproporre un argomento già trattato in passato. Per rispondere a questa domanda è necessario fare un passo indietro e andare a spiegare, anche per quelle persone che non sono aggiornate sull’argomento o che non usano internet, come è nato il caso e perché esso continua ancora oggi. 
Qualche anno fa, per la precisione l’estate del 1998, nella rete delle reti (internet) ha iniziato a circolare una e-mail, poi diffusa tipo catena di S. Antonio, nella quale si denunciava la presenza nei saponi e detergenti casalinghi di sostanze molto pericolose per la salute. Ricerche universitarie statunitensi dimostravano, sempre secondo questa e-mail, la cancerosità di un additivo: il SLS contenuto nella stragrande maggioranza dei saponi. 
Non si parlava dei classici detersivi per la casa la cui tossicità è fuori da ogni discussione ma saponi per le mani e il corpo, shampoo per grandi e piccini, dentifrici, ecc. insomma tutto quello che fa schiuma e serve a pulire. 
La diffusione di questa allarmante notizia è stata così capillare da interessare, come abbiamo già detto, anche i media in generale: articoli sono apparsi su quotidiani nazionali e internazionali, riviste mediche e scientifiche, per non parlare di trasmissioni televisive. La conclusione per tutti è stata: bufala gigantesca e/o leggenda metropolitana! 
Nonostante le smentite ufficiali, come si diceva, una buona fetta della popolazione, probabilmente la maggioranza, si sente ancora tutt’altro che tranquillizzata. Le moltissime lettere pervenute in redazione lo dimostrano.
Stiamo per caso assistendo alla perdita di fiducia in quelle istituzioni scientifiche che dovrebbero controllare e prevenire gli effetti secondari della chimica sulla salute? Be’, avere dei dubbi a tal proposito è certamente legittimo e la storia ne è testimone: quante sono le sostanze ritenute innocue per decenni poi rivelatesi tossiche e pericolose? Per non parlare delle malattie nuove che compaiono a ritmo sempre più frequente e delle allergie a sostanze chimiche, una per tutte la Sensibilità Chimica Multipla che impazza in questi anni. 
Quello che sappiamo per certo è che le fonti ufficiali citate direttamente nella e-mail come l’University of Pennsylvania e indirettamente come l’IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia, hanno subito preso le distanze dalle affermazioni riportate. Quest’ultimo addirittura nelle pagine del sito web (www.ieo.it) incolpa una sua dipendente rea di aver partecipato alla divulgazione della “catena di S. Antonio” usando l’account postale dell’Istituto. Non solo ma il comunicato stampa, visibile quando si entra nella home page, conclude precisando che non esistono evidenze scientifiche che dimostrino effetti cancerogeni della sostanza Sodium Lureth Sulfate. 
Avrete di sicuro notato che qui si fa riferimento al Sodium Laureth Sulfate e non al Sodium Lauryl Sulfate! La sottile differenza la capirete alla fine dell’articolo. 
Attenzione, nessuno vuole in questa sede criminalizzare la chimica: sarebbe troppo lungo catalogare e criticare le svariate centinaia di migliaia, qualcuno parla addirittura di un milione, di sostanze chimiche che circondano la nostra vita quotidianamente, per cui per il momento ci accontentiamo di capire cos’è e a cosa serve questo benedetto o maledetto solfato di sodio lauril. 
Il Sodium Lauryl Sulfate è un tensioattivo, cioè un sostanza chimica che ha la capacità di diminuire la tensione superficiale dell’acqua, ossia l’adesione della particelle di sporco e di grasso permettendone la rimozione con l’acqua corrente. Sarebbe come dire, i chimici perdonino il linguaggio, che aumenta il potere pulente dell’acqua. 
Fa parte anche degli schiumogeni, cioè facilita la produzione di schiuma - questo è lampante quando usiamo saponi e/o shampoo - anzi se siamo onesti dobbiamo ammettere che se un prodotto non fa schiuma pensiamo immediatamente che non lavi. A questo proposito è bene sottolineare che potere schiumogeno e irritabilità cutanea sono strettamente correlate[2]; non solo ma un prodotto fortemente schiumogeno è sicuramente irritante per la pelle e gli occhi[3]. 
Come mai il SLS è diffuso a tal punto che quasi ogni prodotto lo contiene in percentuali più o meno diverse? 
Sicuramente l’esiguo costo di produzione gioca un ruolo significativo, e le aziende ne sanno qualcosa, non meno importante però c’è anche la caratteristica di essere inserito con facilità nelle formulazioni liquide, cioè nei saponi liquidi. Visto che ultimamente il mercato li richiede maggiormente rispetto alla classica saponetta anche questo secondo punto non è da scartare. 
Quindi, stabilito che il SLS costa molto poco ed è facilmente lavorabile andiamo a vedere la sua implicazione a livello salutare. 
Come dicevamo prima, nell’articolo dell’accademica Nina Silver intitolato Prodotti tossici, etichette ingannevoli pubblicato nel numero 30 di Nexus sono stati presentati i rapporti più contraddittori in merito al solfato di sodio lauril. “Secondo Ruth Winter, autore del libro A Consumer’s Dictionary of Food Additives il SLS è soltanto un irritante per la pelleper Epstein e Steinman, autori del The Safe Shopper’s Bible, esso risulta irritante anche per gli occhi e le mucose”. “Judi Vance, autrice del libro Beauty To Die Forinvece si spinge oltre facendo riferimento a degli studi giapponesi che evidenziano un danno al DNA”. 
Avete capito bene? Qui si parla di possibili danni al DNA! 
A questo punto non potevamo non andare a spulciare i principali database medico governativi alla ricerca di informazioni aggiuntive in grado di chiarire una volta per tutte il mistero. Quello che è saltato fuori è molto interessante. 
Secondo il Toxicology Data Network[4], dell’Istituto Nazionale della Sanità (NIHNational Institute of Health) il SLS produce reazioni allergiche di sensibilità[5], secca la pelle[6] e le mucose, provocando gravi irritazioni agli occhi. Fin qui nulla di eccezionale! 
Però nello studio della Invitrogen Corporation[7] del 23 Marzo 1998, oltre ai sopraccitati effetti si aggiungono problemi vascolari, polmonari e complicanze su embrioni e/o feti (fetotoxicity). 
La cosa si fa un po’ più seria invece in uno studio, sempre del Toxicology Data Network, denominato Effetti degli additivi farmaceutici sulla sintesi e nei meccanismi di riparazione del DNA (Effect of pharmaceutical additives on the synthesis of DNA and on repair mechanism), perché al SLS viene imputato l’effetto di bloccare la sintesi del DNA[8]. Cosa purtroppo confermata anche dal CDC, il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (Centers of Disease Control and Prevention) statunitense, che nel Registro degli effetti tossici delle sostanze chimiche (Registry of Toxic Effects of Chemical Substances) del NIOSH, l’Istituto Nazionale per la Sicurezza e la Salute  nel Lavoro (National Institute for Occupational Safety and Health) elenca il Sodium Lauryl Sulfate come una sostanza in grado di inibire il DNA nel fegato di ratto, nel porcellino d’india  e perfino nei linfociti umani. 
Secondo questa ricerca ufficialissima, le dosi che provocano questa inibizione del DNA sono nel fegato di ratto 243mmol/L[9], nel porcellino 60mmol/L[10] e nell’uomo 100mg/L[11] 
Quindi sono necessari 100mg/L (100 mg per litro) di SLS per provocare l’inibizione dell’acido desossiribonucleico (DNA) all’interno dei linfociti! 
Non finisce qui! Il SLS tra le altre cose sarebbe anche in grado di provocare mutazioni in microrganismi come il Saccharomyes Cerevisiae alle dosi di circa 3,500mmol/L[12], e addirittura 200mg/L provocherebbero mutazioni in qualsiasi microrganismo. 
Esperimenti simili sono stati -purtroppo diciamo noi che aborriamo simili crudeltà- eseguiti anche su animali da laboratorio dalla Mallinckrodt Chemicals[13] e i risultati, pubblicati nel Material Safety Data Sheet ricalcano i precedenti: effetti mutageni e teratogenici![14]
Cosa possiamo aggiungere? Certamente a questo punto fa sorridere sapere che secondo l’Hazards Toxicity, il Sodium Lauryl Sulfate  figura nell’elenco delle sostanze chimiche che producono danni seri all’apparato gastrointestinale. 
Naturalmente a questo punto è d’obbligo precisare che tutti questi studi fanno riferimento alla sostanza chimica pura, cioè a quel solido di colore bianco che può essere in polvere oppure in scaglie con un leggero odore amarognolo. La sostanza contenuta nei prodotti per l’igiene invece è in diluizione che varia da prodotto a prodotto. 
Se consideriamo che nelle formulazioni commerciali la sua percentuale supera raramente il 20%[15] e che viene risciacquato con molta acqua, si può stare tranquilli? 
Nessuno, in base alle conoscenze attuali, può naturalmente rispondere in maniera definitiva e assoluta a questa domanda. 
Tirando le somme della ricerca, alla domanda se il Sodium Lauryl Sulfate provoca il cancro, la risposta -ad oggi - è probabilmente no! L’implicazione logica che ne consegue è che la relazione SLS = cancro è effettivamente una leggenda metropolitana! 
Ma allora è tutta una buffonata colossale? Ci hanno preso in giro per anni con la storia degli schiumogeni tossici, e invece è tutto falso? 
Certamente se non prestiamo attenzione alle parole usate, diventa difficile salvaguardare la salute pubblica e possiamo stare certi che hanno effettivamente ragione: siamo stati raggirati. Se invece ascoltiamo con attenzione i cosiddetti esperti della prevenzione, e soprattutto leggiamo tra le righe dei comunicati ufficiali, possiamo imparare tante cose interessanti! 
Vi ricordate per esempio poco tempo fa le affermazioni dei più illustri scienziati sulle onde elettromagnetiche? “Non sono la causa del cancro?” dicevano all’unisono. Difficile smentirli, perché molto probabilmente non sono le onde di per sé a provocare il cancro (avete notato l’importanza deldosaggio verbale?), ma è vero, aggiungiamo noi, che sono dei cofattori straordinariamente rilevanti nella manifestazione della patologia degenerativa: e le prove certamente a riguardo non mancano!  
Avrete capito a questo punto come mai spesso e volentieri nelle smentite ufficiali si cita il Sodium Laureth Sulfate (SLES) al posto del Lauryl. Non è un errore di distrazione e neppure un sinonimo della stessa sostanza: semplicemente il Laureth è una sostanza irritante, ben diversa quindi dalLauryl, e le uniche ricerche scientifiche pubblicate sono quelle del Toxicology Data Network[16]. 
Ma tornando al discorso di prima, delle onde elettromagnetiche, chi può allora affermare che non sia la stessa cosa? Vero che il Sodium Lauryl Sulfate di per sé non è cancerogeno (almeno fino ad oggi), ma potrebbe certamente rientrare in quei cofattori soggettivi scatenanti! Un sospetto questo pesantemente aggravato dagli studi del Centers of Disease Control and Prevention statunitense che lo descrivono come una sostanza in grado di danneggiare la molecola più importante della vita: il DNA. 
Danni che al momento purtroppo, o per fortuna, non sono quantificabili. 
Cosa fare a questo punto? Noi naturalmente non siamo in possesso della bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, però se qualcuno nutrisse dubbi in merito alla non tossicità di questi schiumogeni, può contattare la redazione di Nexus, all'indirizzo info@nexusitalia.com, per avere un elenco non completo ma certamente sufficiente di prodotti che non dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, contenere queste sostanze. Prodotti magari più semplici, che fanno meno schiuma, ma che stando alle dichiarazioni delle case produttrici sono formulati partendo da sostanze naturali e non tossiche. 
Per concludere, quello che è emerso da tutta questa triste vicenda è una società completamente impregnata dalla chimica: una chimica che purtroppo è molto spesso sconosciuta e la cui tossicità viene ignorata, o comunque ridimensionata, da coloro che invece dovrebbero salvaguardare la salute pubblica!
Marcello Pamio
Tratto da Nexus Magazine nr.38

[1] Material Safety Data Sheet – Mallinckrodt Chemicals – www.jtbaker.com/msds/s3670.htm .
[2] Tratto dal sito www.progettogaia.org 
[3] idem 
[4] http://toxnet.nlm.nih.gov [5] American Medical Association , AMA Department of Drugs, AMA Drug Evaluations 
[6] American Hospital Formulary Service 
[7] www.invitrogen.com/ 
[8] http://toxnet.nlm.nih.gov 
[9] Environmental and Molecular Mutagenesis, (Alan R. Liss, Inc., 41 E. 11th St., New York, NY 10003) V.10- 1987- 
[10] Food and Cosmetics Toxicology. (London, UK) V.1-19, 1963-81. For publisher information, see FCTOD7 
[11] Bulletin of Environmental Contamination and Toxicology. (Springer-Verlag New York, Inc., Service Center, 44 Hartz Way, Secaucus, NJ 07094) V.1- 1966 
[12] Journal of Bacteriology. (American Soc. for Microbiology, 1913 I St., NW, Washington, DC 20006) V.1- 1916 
[13] www.mallchem.com 
[14] Mallinckrodt Chemicals del 13/07/2000 pubblicata nel Material Safety Data Sheet 
[15] Tratto dal sito www.progettogaia.org 
[16] Toxicology Data Network http://toxnet.nlm.nih.gov 
Elenco dei sinonimi del Sodium Lauryl Sulfate:AI3 – 00356, Akyposal SDS, Aquarex ME, Aquarex methyl, Avirol 101, Avirol 118 conc, Berol 452, Carsonol SLS, Carsonol SLS Paste B, Carsonol SLS Special, Conco sulfate WA, Conco sulfate WA – 1200, Conco sulfate WA – 1245, Conco Sulfate WAG, Conco Sulfate WAN, Conco Sulfate WAS, Conco sulfate WN, CP 75424, Cycloryl 21, Cycloryl 31, Cycloryl 580, Cycloryl 585N, Dehydag sulfate GL emulsion, Dehydag sulphate GL emulsion, Detergent 66, Dodecyl alcohol, hydrogen sulfate, sodium salt, Dodecyl sodium sul fate, Dodecyl sulfate sodium, n - Dodecyl sulfate sodium, Dodecyl sulfate, sodium salt, Dreft, Duponal, Duponal WAQE, Duponol, Duponol C, Duponol ME, Duponol methyl, Duponol QX, Duponol WA, Duponol WA Dry, Duponol WAQ, Duponol WAQA, Duponol WAQE, Duponol WAQM, EMAL O, EMAL 10, Emersal 6400, Empicol LPZ, Empicol LS 30, Empicol LX 28, Emulsifier No. 104, Finasol osr (sub 2), Gardinol, Hexamol SLS, Incronol SLS, Irium, Jordanol SL – 300, Lanette wax – S, Laurylsiran sodny (Czech), Lauryl sodium sulfate, Lauryl sulfate, sodium salt, Maprofix 563, Maprofix LK, Maprofix NEU, Maprofix WAC, Maprofix wac – LA, Melanol CL, Melanol CL 30, Monododecyl sodium sul fate, Monogen Y 100, Montopol LA paste, NCI - C50191, Neutrazyme, Nikkol SLS, Odoripon AL 95, Orvus WA paste, P and G emulsifier 104, Perlandrol L, Product No. 75,  Product No. 161, Quolac EX – UB, Rewopol NLS 30, Richonol A, Richonol AF, Richonol C, SDS, Sinnopon LS 95, Sinnopon LS 100, Sintapon L, Sipex OP, Sipex SB, Sipex SD, Sipex SP, Sipex UB, Sipon LS, Sipon LS 100, Sipon LSB, Sipon PD, Sipon WD, SLS, Sodium dodecyl sulfate, Sodium n - dodecyl sulfate, Sodium dodecyl sulphate, Sodium lauryl sulfate, Sodium lauryl sulphate, Sodium monododecyl sulfate, Sodium monolauryl sulfate, Solsol needles, Standapol 112 conc, Standapol WA – AC, Standapol WAQ, Standapol WAQ Special, Standapol WAS 100, Steinapol NLS 90, Stepanol ME, Stepanol ME Dry, Stepanol ME Dry AW, Stepanol methyl, Stepanol methyl dry AW, Stepanol T 28, Stepanol WA, Stepanol WA – 100, Stepanol WAC, Stepanol WA paste, Stepanol WAQ, Sterling WA paste, Sterling WAQ – CH, Sterling waq – cosmetic, Sulfetal L 95, Sulfopon WA 1, Sulfopon WA 2, Sulfopon WA 3, Sulfopon WA 1 special, Sulfotex WA, Sulfotex WALA, Swascol 3L, Swascol 4L, Swascol 1P, Syntapon, Syntapon L, Syntapon L pasta (Czech), Tarapon K 12, Texapon DL conc., Texapon K12, Texapon K – 1296, Texapon L 100, Texapon V HC, Texapon V HC powder, Texapon ZHC, Texapon Z high conc. Needles, Trepenol WA, TVM 474, Ultra sulfate SL – 1, WAQE, Witcolate A, Witcolate A powder, Witcolate C.